Donne che si sentono in colpa, sempre, costantemente, per qualsiasi cosa facciano, pensino, dicano. Donne che si sentono in colpa per desiderare di essere semplicemente se stesse. Donne che si colpevolizzano per gli atteggiamenti malati dei partner, per un fischio o un commento indesiderato per strada o sui posti di lavoro. Donne che si sentono in colpa di girare in pantaloncini e maglietta o con vestitini leggeri se fa caldo, perché se attirano l’attenzione degli uomini e delle loro esternazioni ovviamente, è colpa loro. Donne che non lasciano perché si sentono in colpa se i compagni, i mariti, stanno male. Donne che chiedono “scusa” per qualsiasi cosa, che se non riescono a stare zitte, a stare al posto loro, ovviamente si vedono arrivare un conto salato. Donne che non riescono a comunicare, a comunicarsi, perché potrebbero turbare la “serenità” di qualcun altro.

Le donne si sentono in colpa, sempre. Ma da cosa nasce questo sentimento bloccante?

Il senso di colpa femminile deriva dalla cultura dello stupro

La cultura dello stupro prevede la “normalizzazione” di qualsiasi forma di violenza contro le donne, che sia verbale, fisica, psichica, morale. Ovviamente, una delle sue conseguenze più lampanti conseguenze è la colpevolizzazione della persona a cui è indirizzata quella forma di violenza.

Se ti hanno fatto catcalling per strada è perché eri troppo svestita. Se il capo ti ha messo la mano sul fondoschiena è perché gli hai dato modo di farlo. Se ti hanno seguita di notte è perché stavi rientrando a casa troppo tardi. Se il tuo partner ti ha tradito è perché non eri abbastanza avvenente. Se tuo marito ti picchia è perché tu rispondi male o parli troppo. Se papà non ti vuole bene è perché hai fatto la monella. Se ti hanno uccisa è perché te lo meritavi.

Questo tipo di comunicazione verbale, questa narrazione della violenza, riguarda tutte le donne fin da bambine. Il linguaggio verbale è uno strumento potentissimo che consente alle persone di interiorizzare forme culturali fino a crederle “naturali”; per essere più chiari, questo si manifesta quando diciamo “è sempre stato così”, credendo, erroneamente, che non possa essere diversamente.

Come disinnescare il senso di colpa femminile con il linguaggio verbale

A partire proprio dal linguaggio verbale, che crea il mondo in cui viviamo, si può disinnescare la cultura dello stupro e il senso di colpa femminile.

Il primo passo da fare è sicuramente quello di promuovere la cultura della consapevolezza. Se le donne iniziano ad essere consapevoli dei propri desideri, delle proprie volontà, abbracciando il punto di vista del “io voglio” e non del “io devo”, il senso di colpa inizia già a de-potenziarsi.

In aggiunta alla cultura della consapevolezza, un utilizzo del linguaggio verbale che si proietta alla libertà e all’auto-determinazione, appare fondamentale nel percorso di annientamento del senso di colpa. Fare pace con i propri sentimenti, con le proprie credenze, con i propri punti di vista, con i propri desideri, alimentando per la propria felicità, senza sacrificarla a quella altrui, è un altro tassello importantissimo nel percorso di liberazione dal senso di colpa.

Inoltre, se le donne imparano a ri-educarsi, tenendo per mano la loro bambina interiore e fornendole modelli di comportamento e decisionali alternativi a quelli che le sono stati imposti durante l’infanzia, la strada verso la libertà apparirà più facile. Ovviamente questo è un percorso difficile, che può durare mesi, anni o tutta la vita, ma non è impossibile.

Se ci hanno insegnato a sentirci in colpa semplicemente per ciò che volevamo, se ci hanno insegnato a seguire un modello conforme ad una cultura che privilegia l’uomo in ogni manifestazione dell’esistenza, se ci hanno insegnato che abbiamo un posto marginale in quella cultura che promuove la violenza solo a nostro discapito, non è detto che sia giusto. Ogni pattern comportamentale è socio-culturale e non naturale: per questo può essere demolito e sostituito. 

Imparare ad usare una comunicazione volta alla libertà e al rispetto

La comunicazione verbale è fondamentale tra gli esseri umani, ma essendo frutto di un sistema ideologico-socio-culturale può essere modificata.

Come donne dovremmo imparare che l’espressione di ciò che sentiamo dovrà manifestare ciò che vogliamo e non ciò che dobbiamo secondo qualcun altro.

Parliamo prima a noi stesse, ponendoci la domanda “cosa vuoi fare?” in sostituzione a “cosa devi fare?”. Di qui, abbracciamo la nostra volontà e rendiamola parola, linguaggio e poi, di conseguenza, atteggiamento, comportamento, pratica.

E se non ce la facciamo da sole, chiediamo aiuto: accanto a noi potremo trovare tante altre donne come noi che stanno facendo lo stesso percorso.