Minimalismo Digitale: 4 modi per staccare la spina

Il Minimalismo Digitale? Che cos'è questa parolaccia? No, dai, non è una parolaccia, ma un nuovo modo di approcciarsi alla vita digitale, anche da parte dei brand.

Immaginiamo, per un attimo, almeno un brand che è sempre, perennemente sui social media, indistintamente su tutti i canali social. La prima cosa che ci viene da pensare è che noia! Abbiamo davvero bisogno di tutti questi contenuti? E soprattutto, tutti questi contenuti, ogni giorno, potranno apportare un reale valore alle nostre esistenze?

La risposta è NO e l'effetto è un subitaneo unfollow. Ecco, il brand ha perso 1-2-3-mille follower in un colpo solo.

Perché, diciamocelo, il minimalismo digitale è molto più cool. 

Come attuare il Minimalismo Digitale per i Brand

È molto più facile di quanto sembri! Bisogna solo prendere coraggio. Perché pensare ad una vita "disconnessa" non è semplice ma, allo stesso tempo, non è impossibile.

Per questo vi suggeriamo 4 modi per staccare la spina e per rendere sostenibile la comunicazione del vostro brand:

  1. non pubblicare un contenuto ogni giorno
  2. intercetta i desideri e i bisogni del tuo pubblico e comunica solo soluzioni valide
  3. poniti obiettivi di valore sociale e ambientale e rendili pubblici sui social media
  4. invia newsletter solo quando ci sono promozioni o iniziative che possano coinvolgere "le tue persone"

Come attuare il Minimalismo Digitale se sei un freelancer

Spesso anche i freelancer che lavorano nella comunicazione si trovano nelle condizioni di dover ricorrere al Minimalismo Digitale per salvaguardare la propria salute mentale. E allora ecco, anche per loro, 4 modi per staccare la spina:

  1. prenditi del tempo per te, individuando anche solo un'ora nella giornata, in cui spegnere ogni dispositivo
  2. fai una passeggiata o trascorri un po' di tempo all'aria aperta 
  3. non farti prendere dalla FOMO (fear of missing out): se hai perso qualche evento, pace, ce ne saranno altri
  4. fai ordine tra i tuoi contatti e abbandona le newsletter che non leggi più

Il Minimalismo Digitale migliora le vite dei brand e delle persone

Una vita migliore è possibile, anche nell'epoca del "sempre tutto connesso". Dobbiamo sempre e comunque ricordarci che siamo noi a scegliere, al di là di ogni cosa. Possiamo farlo come professionisti e possiamo farlo come brand.

Scegliamo ciò che può davvero cambiare la nostra esistenza e quella delle persone che ci scelgono. Andiamo incontro all'essenziale.

Perché l'unica cosa di cui abbiamo bisogno davvero, è solo un po' di aria.

 


È possibile una comunicazione sostenibile?

È possibile una comunicazione sostenibile? Ma soprattutto, cosa intendiamo per comunicazione sostenibile?

Sul tema della sostenibilità si sta discutendo molto in questo ultimo periodo. Agricoltura sostenibile, industria sostenibile, moda sostenibile, stanno tutti sotto lo stesso ombrello. La sostenibilità è motivo di grande interesse, intesa come possibilità di vivere in un mondo e in una società più tollerabile per gli umani e per l'ambiente. 

Pensare e ri-pensare in modo sostenibile

Ci ritroviamo a pensare e a ripensare tutto ciò che viviamo in modo sostenibile. La Terra non potrà sopportare ancora per molto le vessazioni a cui l'abbiamo costretta nell'ultimo secolo. E noi umani? La nostra comunicazione può essere ripensata in modo sostenibile? E perché prima non lo era?

Tutti i discorsi d'odio, le parole in surplus sui social media, una comunicazione ridondante e, per questo, spesso priva di valore e di autenticità non può essere di certo considerata sostenibile.

Non è infatti sostenibile:

  • navigare sui social media ed essere sottoposti ad una serie infinita di contenti tutti uguali che non raccontano nulla
  • ritrovarsi newsletter che indicano solo l'ultimo super sconto ovviamente e inutilmente imperdibile
  • essere bombardati da banner pubblicitari che intercettano le nostre ultime ricerche sul web, che dovrebbero interpretare o addirittura anticipare i nostri desideri, ma che a volte risultano proprio per questo, invadenti e pressanti.

A fronte di tutto ciò, come ci si può difendere e come si può dare cercare una comunicazione sostenibile?

La ricerca di una comunicazione sostenibile

La comunicazione è fatta per le persone, non contro le persone. È necessario quindi, senza essere troppo bacchettoni e aspiranti intellettualoidi (che non serve a nulla), porsi la domanda: come è possibile fare comunicazione in modo sostenibile? 

Nel marketing non è facile, dato che la maggior parte dei prodotti e dei servizi che il mercato ci propone e ci offre, è inutile. Il marketing non interpreta dei bisogni, li crea.

Ma forse, proprio per questo, il suo contributo alla sostenibilità può essere rivoluzionario. 

Focalizzandoci sull'intento di ricerca, possiamo capire cosa desiderano le persone e possiamo proporglielo in una maniera differente:

  • rispettosa
  • gentile
  • elegante
  • realmente risolutiva

Il marketing e la comunicazione, quindi, invece di creare bisogni per proporre soluzioni superflue, potrebbero invertire il loro senso di marcia. Così facendo diventerebbero importanti

  • valori umani e soluzioni
  • una costante ricerca della bellezza e NON del prezzo più basso
  • il rispetto per l'altro e la sua accoglienza

Cosa fare, operativamente, per una comunicazione sostenibile?

Al di là di tutti i bei discorsi e delle teorie, ci focalizzeremo, nei prossimi articoli, su esempi rilevanti e soluzioni per una comunicazione sostenibile.

Il primo passo, ovviamente, è crederci e impegnarsi realmente affinché tutto questo sia possibile.


Il tuo feed non è un Ecommerce

Tra gli errori di comunicazione social più comuni tra i brand c'è quello di utilizzare il feed di Instagram, il diario di Facebook o il feed di TikTok come fossero degli Ecommerce.

Perché i feed Ecommerce non funzionano

Quelli che abbiamo battezzato come i feed Ecommerce, sono quei feed dove si vedono una serie di prodotti fotografati in still life su sfondi neutri oppure, ancora peggio, dei mockup di cui si sente profumo di "finto" da venti miglia.

Questo accade perché chi si occupa della comunicazione di quel brand non ha ben inteso che cosa voglia dire comunicare sui social media. E infatti, i feed Ecommerce non funzionano mai, perché per la vendita pura e semplice del prodotto ci sono gli Ecommerce, appunto, oppure lo shop di Facebook e Instagram.

Cosa vogliamo vedere sui social

A patto che ogni social ha la sua specificità, il rapporto degli utenti con i social media è molto più umano. Se un utente decide di comprare sull'Eshop di un social media è perché quel brand ha catturato la sua attenzione sul feed in un modo molto più "romantico" di un mero scrolling sullo shop.

Sui social media gli utenti hanno bisogno di:

  • verità
  • ambientazione 
  • percepito 
  • valore aggiunto alla propria quotidianità
  • riprova sociale da parte di altri utenti 
  • contenuti interattivi

Prendiamo l'esempio di Goovi, il brand di cosmesi di Michelle Hunziker (https://www.instagram.com/gooviworld/). Quali sono le peculiarità vincenti di Goovi? Esattamente tutte quelle che abbiamo indicato prima. È vero che anche sul feed di Goovi, ogni tanto compaiono "prodotti", ma sempre contestualizzati in scenari coerenti con lo spirito e i valori del brand. Per questo l'utente non ha una sensazione di fastidioso scollamento dal brand, ma al contrario, ne compone i pezzi in un quadro vincente di coolness, utilità e valore.

Un altro esempio è quello di Barbour (https://www.instagram.com/barbour/). Dal feed del brand so british emergono quei valori di avventura, stile ed eleganza minimale che da sempre accompagnano Barbour e ne fanno uno dei brand più amati, apprezzati e venduti dal 1894.

Lo shopping lo facciamo in altri posti

La funzione del social è quella di condurci per mano verso la conoscenza di un brand; l'acquisto sarà il passo successivo nella chiusura del funnel. Evitiamo di pensare che, siccome il nostro prodotto è "figo" allora tutti lo acquisteranno anche se comunicato male o in maniera troppo diretta o "violenta".

Lo shopping continueremo a farlo su Amazon e su tutti gli Ecommerce del mondo; prima, però, abbiamo bisogno di vita, anche solo digitale.


Un feed Instagram che funziona

Il tuo feed di Instagram funziona? È opportuno che tu ti ponga questa domanda perché il social media più amato al mondo ormai pullula di qualsiasi tipo di contenuto. La questione, però, è sempre la stessa. Siamo attratti da alcuni feed piuttosto che da altri. Secondo voi, perché? La risposta è tanto semplice quanto complicata. Un feed Instagram che funziona è un feed coerente sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista dei valori di brand proposti. 

Un feed che spacca

I feed che spaccano sono principalmente quelli che regalano emozioni. Cosa deve fare un brand per dare emozioni?

  • deve essere originale e coerente
  • sintonizza e armonizza i suoi colori con i suoi valori
  • usa ambientazioni e forme che richiamano il brand

Questi elementi trasformano il feed in uno strumento di comunicazione:

  • bello esteticamente
  • efficace dal punto di vista comunicativo
  • coerente con il brand stesso.

 I tre concetti di cui parliamo qui, ovviamente, non hanno una validità né oggettiva né scientifica. Per questo, cerchiamo di spiegarci meglio.

Un feed che vale

Un brand che varrà la pena seguire sulla sua pagina Instagram dovrà necessariamente vantare le 3 caratteristiche fondamentali che abbiamo elencato su. Un feed bello sarà un feed in armonia con la vision del brand e la sua traduzione in immagini; efficace lo diventerà se adempirà alla mission di quel brand attraverso il suo visual; sarà, infine, coerente se avrà sviluppato le prime due caratteristiche e se sarà stato capace di far diventare la sua coerenza un valore.

Se desideri fare un'analisi del tuo feed Instagram o di quello del tuo brand, contattaci. Ne vedremo delle belle! 


Creativo è strategico

Cos'è creativo? E quale relazione c'è tra il creativo e lo strategico? Secondo Bruno Munari, pittore e designer, la creatività è "tutto ciò che prima non c'era ma realizzabile in modo essenziale e globale." (Fantasia, Editori Laterza 2022, 13).

Quindi, in sostanza, creativo è tutto ciò che possiamo pensare, progettare, che precedentemente non esisteva e che viene realizzato in modo essenziale e globale, perché può rivolgersi a tutti, tutti possono coglierlo. Creativo è tutto ciò che si riferisce anche ai campi economici, sociali, quindi pragmatici della vita umana. È per questo motivo, proprio partendo dalle parole di Munari, che tutto ciò che è creativo è necessariamente anche strategico.

Un'opera creativa è un'opera strategica

Quando un creativo crea, lo fa dal nulla, perché tutto ciò che crea non esisteva in precedenza. Ciò nonostante, un'opera creativa non nasce dal caso. Un'opera creativa è frutto di una strategia a monte, perché nasce per rispondere ad un'esigenza.

Pensiamo per un attimo di dover creare, ad esempio, un naming o un logo per un brand. Potremo farlo in maniera spontanea, come se fossimo un bambino che dà il nome al suo nuovo peluche. Ciò che ne verrà fuori magari potrà essere anche bello, forse essenziale, ma sicuramente non globale. Perché? La risposta è semplice: perché non sarà stato frutto di una strategia. Non avremo pensato a chi effettivamente vuole rivolgersi, non avremo pensato quale obiettivo deve raggiungere e quale idea deve interpretare.

Per questo, è necessario che alla base di una qualsiasi opera creativa ci sia una strategia.

La strategia aumenta la creatività

A differenza di ciò che si può pensare, agire all'interno di regole, aumenta la possibilità di sviluppare le capacità creative. Questo accade perché le regole "imposte" da una strategia di posizionamento riescono a restringere il campo, ma allo stesso tempo, ampliano molto di più le opportunità e le visioni sul particolare.

Quindi, pensiamo strategico prima di buttarci a capofitto nella creatività sognando di essere Munari. I risultati non tarderanno ad arrivare.


Un brand è una persona

Un brand è una persona perché sono le persone a fare i brand.

A chiunque è capitato, almeno una volta nella vita, di subire quell'ingrata frustrazione e delusione nell'accorgersi che una persona che abbiamo conosciuto online, offline, ovvero nella vita reale, è diversa da come appariva online. È subito sorta la domanda: "e ora che faccio?" Poi, magari con il tempo, è arrivata la conoscenza e ci siamo resi conto che non era poi così male.

Evitare, però, il gap tra online e offline è fondamentale! E, dal momento che i brand "funzionano" come le persone, perché i brand sono fatti dalle persone, è importante evitare quel fastidioso divario tra online e offline.

Spesso succede che la comunicazione online dei brand, specie di quelli che non conosciamo ancora, ci cattura. Poi, però, l'esperienza offline appare distante da quella comunicazione. L'effetto è che i consumatori abbandonino il brand dopo il primo utilizzo.

Come fare a integrare online e offline?

Ci sono dei piccoli accorgimenti che un brand può utilizzare per integrare la sua percezione online e offline.

  1. Creiamo connessioni esperenziali: proponiamo esperienze che possano essere un filo rosso tra ciò che il brand mostra online e ciò che è disposto a proporre offline;
  2. Diamo un'immagine coerente: colori, forme, materiali comunicati online devono corrispondere a quelli che i consumatori troveranno offline. Inoltre il prodotto comunicato online dovrà essere quanto più fedele a se stesso anche offline, quando il consumatore lo utilizzerà davvero. Il prodotto del brand diventerà così insostituibile, regalando ai consumatori un sogno, risolverà davvero un loro problema e sarà insostituibile.
  3. Un brand è come una persona: i consumatori intrecciano vere e proprie relazioni umane con i brand e coltivare quella relazione, darle la giusta cura, sarà il presupposto per un rapporto durevole nel tempo, contro la corrosività contemporanea.

Persone oltre i prodotti

Come ci ricorda Giuseppe Morici in Fare marketing rimanendo brave persone. Etica e poetica del mestiere più discusso del mondo (Feltrinelli 2019),

(...) un brand crescerà tanto quanto sarà in grado di andare a fondo nel terreno umano, oltre i primi strati superficiali della razionalità e della funzionalità dei prodotti. (p. 51)

È una lezione sempre valida, soprattutto oggi, perché è sempre maggiore la voglia dei consumatori di sentirsi umani. Non dimentichiamolo!

 

 


Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok?

Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok? La domanda si fa pressante, soprattutto in un momento di transizione e di cambiamento del digital marketing e della comunicazione digitale come quello che stiamo vivendo in questo momento.

Perché i video spopolano sui social

Dal 2020, l'anno della pandemia, abbiamo assistito allo spopolamento di TikTok, un nuovo social media, in cui si pubblicano solo contenuti video.

I video, dalla brevissima durata di 15 secondi, forniscono agli utenti la possibilità di inserire effetti visivi particolari, file audio ripresi da colonne sonore celebri, improvvisazioni di doppiaggio. Inoltre, viene inserita la possibilità di montare i video e personalizzarli. Nonostante la personalizzazione, i video che ci piace definire "in formato TikTok", perché è questo social che li ha introdotti, ripercorrono trend diffusi e molto condivisi da tutto il pubblico del social. Seguire un trend da la possibilità di aumentare in modo totalmente organico, la popolarità stessa del video e di chi l'ha realizzato e caricato.

Ma oltre questa brevissima, maccheronica e sempliciotta spiegazione riguardante i video di TikTok, la domanda sul perché i video in questo formato piacciano così tanto, ci incuriosisce ancora.

Il formato video TikTok è dinamico

Dopo anni passati a scrollare foto dopo foto sui nostri feed di Instagram, TikTok ha offerto l'opportunità alle persone e al suo pubblico, di avere finalmente dei formati dinamici con cui intrattenersi. Ora, non staremo qui a discutere il valore artistico dei video di TikTok (assolutamente nullo), ma quello di presa nei confronti della massa. Evidentemente le persone, ad una certa, e soprattutto durante un periodo in cui il mondo era "fermo", hanno avuto bisogno di voci, di musica, di movimento e di quella leggerezza che è data dal supporto video.

Come accadde settant'anni fa con la televisione, la mente umana è attratta da tutto ciò che è in movimento e che nel movimento si trasforma o prende forme differenti.

Un video di 15 secondi, il tempo giusto per distrarsi

Sulla mancanza di concentrazione dovuta a causa dell'uso convulso e ossessivo dei dispositivi elettronici non è il caso di parlare, perché si aprirebbe una lunghissima trattazione. Ciò che ci interessa è capire come il formato video TikTok abbia avuto presa sulla nostra mente. La sua durata è di appena quindici secondi, anche se Instagram, introducendo i reels, l'ha aumentata a trenta. Quindici secondi o trenta rappresentano comunque un tempo utile per potersi distrarre un attimo nei ritagli di tempo che ci concediamo in una vita totalmente frenetica. Quindi, a questo proposito e per questa causa, sono perfetti.

Oggi si parla della possibilità, da parte sia di TikTok che di Instagram, di aprire al caricamento di video dalla durata di fino a dieci minuti. Chissà! Resta il fatto che breve ma intenso appare sempre una formula vincente!

 


Word Design e Food: come le parole riescono a tradurre il gusto

È possibile tradurre il gusto con le parole? Chiaramente la nostra risposta è si. Tutto si può comunicare con le parole, a patto che riusciamo a scegliere quelle giuste e a patto che riusciamo a scegliere anche la forma giusta.

Scrivere per la comunicazione digitale, infatti, non è come scrivere una pagina del nostro diario segreto. Dovremo tener conto sempre delle regole fondamentali del Word Design. In sintesi, giusto per riconnetterci sempre al discorso originario, dobbiamo:

  • ideare e scrivere un testo leggibile, con una sintassi semplice e corretta
  • concepire e progettare un testo che possa essere riprodotto su tutti i posizionamenti digitali atti alla promozione del brand
  • dare tutte le info utili affinché chi legge possa entrare in contatto diretto con il brand o con il prodotto

Word Design e Food: replicare il gusto su larga scala

Una volta chiarita la base, torniamo alla domanda iniziale: come si fa a tradurre il gusto a parole? Ricordate il claim pubblicitario di Fonzies? Se non ti lecchi le dita godi solo a metà. Più gusto di così! Leggendo questo claim abbiamo desiderato sicuramente di leccarci le dita dopo aver mangiato un Fonzies, abbiamo sentito il sale, goduto di quel gusto in più dateci dà quell'adorabile junk food, oppure abbiamo comprato direttamente un pacco di Fonzies.

Abbiamo preso come riferimento il claim di Fonzies perché, come ogni claim che si rispetti, è stato replicato in tv e in comunicazione offline. Era dappertutto, perché poteva essere dappertutto.

Il claim di Fonzies non ci lasciava mai soli e si adattava anche molto bene a remake simpatici e alternativi, tra cui numerosissimi quelli a sfondo sessuale.

Altro famosissimo claim per replicare il gusto su larga scala, è stato quello di Nutella: che mondo sarebbe senza Nutella? Il claim di Nutella, addirittura, espandeva il godimento del gusto dato da Nutella a tutta la sfera del vivere umano, indicando che il mondo non sarebbe stato lo stesso, non sarebbe stato quello che conosciamo oggi se non ci fosse stata Nutella.

Altro esempio utile per comprendere il Word Design e la possibilità di replicare il gusto su larga scala è quello di Tronky, fuori croccantissimo, dentro morbidissimo, sempre del brand Ferrero. Leggendolo, replicato su larga scala, come un degno prodotto di Word Design, dava a chi ascoltava o leggeva, la sensazione di addentare già il Tronky, godendo al contempo di croccantezza e morbidezza insieme.

Quindi come è possibile diffondere il gusto su larga scala utilizzando "solo" delle parole?

La scelta del lessico come priorità del Word Design nel Food

La sfida fondamentale del Word Design è creare un testo che se letto sui social, se ascoltato in radio o in tv, se letto su un 6x3 per strada o replicato su una locandina pubblicitaria in un negozio sia leggibile, memorizzabile e lasci una traccia dentro di noi. Inoltre, deve tradurre al meglio il prodotto gastronomico che vogliamo comunicare.

È per questo che ci serve selezionare un campo semantico che consti di tutte le caratteristiche peculiari del prodotto. Una volta selezionati, i tratti distintivi del prodotto vanno formulati in una sintassi semplice e d'impatto diretto. Se torniamo all'esempio di Fonzies, lì il tratto fondamentale è il sale, in Tronky la croccantezza e la morbidezza. Chi legge o ascolta deve poter sentire immediatamente il godimento al palato o, come nel caso di Nutella, la totalità dell'esperienza che inizia proprio dalle papille gustative.

Le parole usate nella comunicazione del food non solo devono tradurre cosa rappresenta quel prodotto, ma devono anche comunicare il plus che quel prodotto può portare nella vita di chi lo consuma, un plus che deve sempre e comunque essere quello del godimento legato al cibo. E che esso sia un junk food o un cibo salutare non importa: ciò che importa davvero è il grado di benessere che riuscirà ad apportare, perché vorrà dire che ne sarà valsa la pena.

 

 

 


Cosa sai del Visual Storytelling?

Cosa sai del visual storytelling? Ma soprattutto, sai di cosa stiamo parlando quando parliamo di visual storytelling? Bene, se non sai dare una risposta a queste domande o se la tua risposta ti appare ancora confusa, sei nel posto giusto.

La nostra è una società visual

Da quando c'è stata, nel Secondo Dopoguerra, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, e in particolar modo, in quel frangente storico, la televisione, la società occidentale è diventata una società visual. Non ci perderemo in trattazioni storiche. Ciò che ci interessa sapere che una società visual è una società dove vige il potere dell'immagine e dove la percezione visiva ha ovviamente la meglio su tutti gli altri sensi. 

Basti pensare che perfino il cibo, da qualche anno, considerato uno dei business più floridi e che non conosce crisi, ha bisogno dell'impatto visivo per essere comunicato. Perché, ovviamente, la società visual necessita di strategie di comunicazione che siano visual.

Ma una strategia di comunicazione non si inventa così su due piedi. Infatti non tutte le persone che creano contenti sui social media sanno e possono comunicare. E anche se i social sono uno strumento accessibile senza limiti, chi ne fa uso, talvolta, presenta molti limiti.

Il nostro potrà sembrarvi anche un atteggiamento un po' snob. ma purtroppo è la verità. Nulla è frutto di un'illuminazione temporanea o, a patto che lo sia, dopo per fare in modo che le cose funzionino e vadano per il verso giusto, ci vuole strategia.

ll visual storytelling è una strategia di comunicazione

Metodo di comunicazione prescelto nelle strategie di Inbound Marketing è il visual storytelling. L'immagine, che sia ferma in grafica o in fotografia, o che sia mobile in video, è senza dubbio più immediata rispetto alla parola scritta e al linguaggio verbale. Questo deriva da una necessita ancestrale dell'essere umano di vedere e vedere dà una percezione immediata del tutto a scanzo di equivoci.

Chiaramente per fare in modo che tante persone condividano ciò che stanno vedendo, dobbiamo tenere in considerazione il fatto che le immagini che vedono si basino sul linguaggio comune dell'inconscio collettivo.

La prima regola, quindi, per un visual storytelling che funzioni è capire se la visual strategy proposta possa avere potenzialmente  presa sul maggior numero di persone a cui si propone e che queste persone possano trovarla condivisibile.

Quindi, affinché ci sia un visual storytelling, c'è bisogno che ci sia una persona in grado di scrivere quella storia e cosciente che quella storia dovrà essere tradotta in immagine.

Il ruolo del Word Designer nella creazione di un visual storytelling

Perché parliamo dell'esigenza di avere una persona che si occupi di word design, piuttosto che solo di copywriting, nella creazione di un visual storytelling?

A differenza di chi fa copywriting, chi fa word design è consapevole che la sua storia debba essere tradotta in immagini e che quelle immagini debbano essere poi assemblate in un contenuto da diffondere su diversi canali. Pertanto, scrivere un visual storytelling per uno spot pubblicitario non è la stessa cosa che scrivere un visual storytelling per video Reel di Instagram o ancora per uno slideshow di una copertina di una pagina Facebook.

Ci sono delle differenze sostanziali legate al canale di comunicazione che chi si occuperà di visual storytelling deve conoscere e deve maneggiare con grande fermezza. La differenza primaria e imprescindibile è data dal mezzo di comunicazione; a questo seguirà un'analisi dettagliata del target a cui ci stiamo rivolgendo, del contesto socio-culturale e storico in cui quel contenuto sarà diffuso, oltre che della natura del brand che stiamo comunicando e della sua vision.

Presto analizzeremo le differenze che abbiamo sopra elencato; per ora meditiamo sul fatto che per un visual storytelling (se ci occupiamo di Word Design) ci servirà una grande capacità di analisi, la propensione a scrivere in maniera trasversale e laterale, affinché il nostro contenuto possa trasformarsi in un'immagine e all'abilità di saper parlare alla pancia e alle emozioni basilari di chi ci guarderà, per lasciare dentro una memoria. Ci si augura, indelebile.

 

 


Elementi di Word Design: copy brand awareness e copy vendita

Sai che differenza strutturale c'è tra un copy scritto per una strategia di brand awareness e un copy scritto per una strategia di vendita? Si, c'è differenza e molta.

Innanzitutto dobbiamo dire che una strategia di brand awareness e una strategia di vendita possono avere decine di sfaccettature: sicuramente parlare al singolare di questi temi non è proprio conveniente, per comprendere appieno la complessità dell'argomento. Infatti, ci sono strategie differenti in base al settore merceologico di riferimento del brand che ci interessa. Per quanto riguarda, invece, le strategie di vendita, bisogna considerare fattori come la vendita online o la vendita al dettaglio in un negozio fisico. E anche rispetto a queste piccole differenziazioni, resta la difficoltà di avere uno sguardo di insieme.  Ciò nonostante si rende necessario sintetizzare in questo momento, per esigenze pratiche.

L'obiettivo di questo articolo è, pertanto, cercare di fornirvi gli strumenti di base per capire che un copy di design non è innanzitutto un copy qualsiasi e che in base alle strategie da adottare, la sua natura cambia molto.

Word Design nella brand awareness

Cosa differenzia intimamente questi copy e li rende elementi di word design?

Innanzitutto l'obiettivo preposto in partenza.

Poniamo il caso dovremo scrivere un copy per una strategia di brand awareness e il brand in questione è un brand con zero storia, un brand nuovo e ancora non conosciuto.

Gli elementi che dovremo necessariamente mettere in risalto sono tre:

  • come il brand cambierà in meglio la quotidianità delle persone che andranno a consumare i suoi prodotti e servizi;
  • quale obiettivo il brand si prefigge di raggiungere con i suoi valori
  • brevissimo resoconto di brand identity

Inoltre dovremo scrivere il nostro copy in maniera che sia adatto a tutti i posizionamenti di comunicazione online e offline. Pertanto, per la comunicazione online dovremo considerare i canali social su cui il brand viene comunicato e i posizionamenti nel circuito pubblicitario di Google ads e Facebook ads. Per la comunicazione offline dovremo comprendere nel nostro lavoro la scrittura di un claim che possa essere incisivo e possa, in due o massimo tre parole, sintetizzare tutti i tre elementi elencanti prima.

Per questo il linguaggio dovrà essere semplice, chiaro e diretto. Non provate a persuadere le persone, piuttosto trasmettete loro un senso di fiducia e proattività. Il vostro brand cambierà la loro vita in meglio ed è questo che dovrete sempre ricordare loro.

Word Design nella vendita

Nella strategia di vendita (ricordando sempre quanto differenti possano essere le diverse tipologie in cui essa si può declinare) un copy che possa essere considerato di word design, deve considerare tre elementi imprescindibili alla sua realizzazione:

  • quali sono i vantaggi reali e tangibili del prodotto che stiamo offrendo
  • di che prodotto stiamo parlando
  • cta (call to action), affinché il nostro target possa compiere un'azione che sia l'acquisto diretto o la prenotazione

Il linguaggio e la sintassi del copy, a differenza di quelli di brand awareness, questa volta potranno essere più persuasivi, perché il loro obiettivo finale è quello di portare il nostro pubblico a diventare un pubblico consumatore.

Come farà il nostro copy ad essere adatto a tutti i posizionamenti della comunicazione online? Per rispondere a questa domanda, dovrete sempre tener conto che l'header del copy rappresenta la parte più importante. Se, infatti, riuscite a catturare l'attenzione di chi legge già nell'header, la lettura del body e del footer saranno agevoli, naturali. E per questo chi ci legge compirà l'azione che avremo segnalato e consigliato alla fine del copy.

Non lasciatevi ingannare: il word design è una cosa seria

Se vi dicono che per scrivere un copy ci vogliono cinque minuti, voi fatevi una risata e scappate a gambe levate.

Il potere delle parole è immenso. Fateci caso: noi costruiamo il nostro mondo per mezzo delle parole e delle immagini che usiamo e che ci vengono proposte. Se leggiamo falsità, ce ne accorgiamo. Se vediamo immagini che non rispecchiano la realtà, ce ne accorgiamo.

Oggi, per i brand, è importante adottare una comunicazione che ispiri familiarità e buon senso. C'è una stanchezza diffusa e le persone non ce la fanno più a sentir parlare di quanto i brand siano fenomenali nel migliorare le vite altrui. Sicuramente ogni prodotto, ogni visione, porta con sé un bagaglio di valori e un buon margine di novità. Per questo è importante individuare dei metodi che possano far fluire la persona da una parte all'altra, creandole attorno un atmosfera non solo famigliare, ma anche fluida, naturale, calda e partecipativa.