Un feed Instagram che funziona

Il tuo feed di Instagram funziona? È opportuno che tu ti ponga questa domanda perché il social media più amato al mondo ormai pullula di qualsiasi tipo di contenuto. La questione, però, è sempre la stessa. Siamo attratti da alcuni feed piuttosto che da altri. Secondo voi, perché? La risposta è tanto semplice quanto complicata. Un feed Instagram che funziona è un feed coerente sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista dei valori di brand proposti. 

Un feed che spacca

I feed che spaccano sono principalmente quelli che regalano emozioni. Cosa deve fare un brand per dare emozioni?

  • deve essere originale e coerente
  • sintonizza e armonizza i suoi colori con i suoi valori
  • usa ambientazioni e forme che richiamano il brand

Questi elementi trasformano il feed in uno strumento di comunicazione:

  • bello esteticamente
  • efficace dal punto di vista comunicativo
  • coerente con il brand stesso.

 I tre concetti di cui parliamo qui, ovviamente, non hanno una validità né oggettiva né scientifica. Per questo, cerchiamo di spiegarci meglio.

Un feed che vale

Un brand che varrà la pena seguire sulla sua pagina Instagram dovrà necessariamente vantare le 3 caratteristiche fondamentali che abbiamo elencato su. Un feed bello sarà un feed in armonia con la vision del brand e la sua traduzione in immagini; efficace lo diventerà se adempirà alla mission di quel brand attraverso il suo visual; sarà, infine, coerente se avrà sviluppato le prime due caratteristiche e se sarà stato capace di far diventare la sua coerenza un valore.

Se desideri fare un'analisi del tuo feed Instagram o di quello del tuo brand, contattaci. Ne vedremo delle belle! 


Come fare una Facebook adv?

Tra i luoghi comuni più diffusi nel Digital Marketing c'è quello per cui per avviare una campagna Facebook adv ci vogliono cinque minuti. Bugia! 

O meglio, è vero che per avviare una campagna Facebook ci vogliono cinque minuti, ma per "farla in cinque minuti" serve preparazione, capacità analitica e una grande abilità di osservazione.

Innanzitutto mettiamo subito le cose in chiaro riguardo la call to action che ogni utente trova sotto i post del proprio diario di Facebook o del proprio feed di Instagram. Quando leggiamo "metti in evidenza il post" stiamo accendendo alla possibilità di creare un'inserzione, che è, in realtà, solo l'ultima parte di una campagna pubblicitaria nel circuito Meta.

Metti in evidenza il post vs campagna Facebook adv

La call to action Metti in evidenza il post, dicevamo, ci dà la possibilità di creare un'inserzione e quindi:

  • scegliere il pubblico a cui si rivolgerà quella creatività utilizzata per veicolare una pubblicità;
  • il budget da investire in quella pubblicità;
  • il tempo di visualizzazione di quel contenuto pubblicitario.

Insomma, quella call to action che fa sentire potenti molti profani sul tema, ci dà solo una visione parziale della complessità del tema. E sappiamo che avere una visione parziale credendo di possederne la totale è il preludio per l'ignoranza.

Quindi, lo strumento Metti in evidenza il post resta valido solo e soltanto se riesci ad avere la visione totale del sistema di advertising di Meta che, invece, si presenta molto più complesso. Aggiungo incomprensibile per chi, per tutto il tempo, ha creduto che bastasse "mettere in evidenza il post" per avere risultati vincenti.

Quali sono, invece, le differenze con una campagna pubblicitaria nel circuito Meta, ancora chiamate per la maggiore Facebook adv?

Tratti salienti di una Facebook adv

Innanzitutto dobbiamo accertarci di lavorare con una pagina Facebook e un account Instagram Business che siano correttamente collegate in un Business Manager. Il Business Manager è uno strumento di Meta per gestire in un unico luogo, tutte le attività social legate a Meta della tua azienda.

È uno strumento molto complesso, per cui la cui conoscenza ti consiglio di leggere questo articolo: https://www.facebook.com/business/help/113163272211510?id=180505742745347

Se hai dimestichezza con Business Manager, saprai che all'interno del tool è possibile creare un Account Pubblicitario dedicato all'azienda che seguirai e a cui sarà collegato il Business Manager. Di qui potrai accedere a Gestione inserzioniil tool che ti permetterà di realizzare le tue adv, tenerle sempre sotto controllo, di analizzare i dati e ottimizzare le successive adv.

Una Facebook adv si divide principalmente in tre momenti salienti:

  1. la campagna dove potrai stabilire l'obiettivo della tua adv, decidere se fare un test A/B per la tua adv e se ottimizzare il tuo budget (qualora tu abbia l'intenzione di avviare due o più inserzioni in quella stessa adv);
  2. il gruppo di inserzioni dove potrai stabilire più nel dettaglio il budget, potrai creare il tuo pubblico oppure scegliere tra i pubblici già esistenti nel tuo Business Manager e i posizionamenti di visualizzazione della tua adv;
  3. le inserzioni, la parte più "creativa" della tua Facebook adv. Qui potrai scegliere tra creatività già esistenti sulla tua pagina FB o account IG, potrai realizzare creatività espressamente dedicate alla tua adv, affinché venga visualizzata "off-page" e visualizzare le anteprime dei tuoi posizionamenti. Così potrai capire più chiaramente come il tuo pubblico potrà reagire all'adv.

Questo non è neanche l'inizio di una Facebook adv

Se ce l'avrai fatta a fare tutti i passaggi elencati sopra, sarai quasi pronto per avviare finalmente la tua adv. Ma il bello viene dopo! Una volta avviata una adv non basta lasciarla lì aspettando che si completi. Una Facebook adv deve essere continuamente monitorata, affinché possa essere ottimizzata in corso d'opera (qualora sia necessario). E quando giunge al completamento, dobbiamo chiederci se siamo in grado di analizzarne e valutarne i dati.

Se non ce la facciamo, iniziamo a studiare davvero. Oppure rivolgiamoci a chi sa farlo, a dei professionisti veri e non ad advertiser dell'ultima ora.

 


Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok?

Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok? La domanda si fa pressante, soprattutto in un momento di transizione e di cambiamento del digital marketing e della comunicazione digitale come quello che stiamo vivendo in questo momento.

Perché i video spopolano sui social

Dal 2020, l'anno della pandemia, abbiamo assistito allo spopolamento di TikTok, un nuovo social media, in cui si pubblicano solo contenuti video.

I video, dalla brevissima durata di 15 secondi, forniscono agli utenti la possibilità di inserire effetti visivi particolari, file audio ripresi da colonne sonore celebri, improvvisazioni di doppiaggio. Inoltre, viene inserita la possibilità di montare i video e personalizzarli. Nonostante la personalizzazione, i video che ci piace definire "in formato TikTok", perché è questo social che li ha introdotti, ripercorrono trend diffusi e molto condivisi da tutto il pubblico del social. Seguire un trend da la possibilità di aumentare in modo totalmente organico, la popolarità stessa del video e di chi l'ha realizzato e caricato.

Ma oltre questa brevissima, maccheronica e sempliciotta spiegazione riguardante i video di TikTok, la domanda sul perché i video in questo formato piacciano così tanto, ci incuriosisce ancora.

Il formato video TikTok è dinamico

Dopo anni passati a scrollare foto dopo foto sui nostri feed di Instagram, TikTok ha offerto l'opportunità alle persone e al suo pubblico, di avere finalmente dei formati dinamici con cui intrattenersi. Ora, non staremo qui a discutere il valore artistico dei video di TikTok (assolutamente nullo), ma quello di presa nei confronti della massa. Evidentemente le persone, ad una certa, e soprattutto durante un periodo in cui il mondo era "fermo", hanno avuto bisogno di voci, di musica, di movimento e di quella leggerezza che è data dal supporto video.

Come accadde settant'anni fa con la televisione, la mente umana è attratta da tutto ciò che è in movimento e che nel movimento si trasforma o prende forme differenti.

Un video di 15 secondi, il tempo giusto per distrarsi

Sulla mancanza di concentrazione dovuta a causa dell'uso convulso e ossessivo dei dispositivi elettronici non è il caso di parlare, perché si aprirebbe una lunghissima trattazione. Ciò che ci interessa è capire come il formato video TikTok abbia avuto presa sulla nostra mente. La sua durata è di appena quindici secondi, anche se Instagram, introducendo i reels, l'ha aumentata a trenta. Quindici secondi o trenta rappresentano comunque un tempo utile per potersi distrarre un attimo nei ritagli di tempo che ci concediamo in una vita totalmente frenetica. Quindi, a questo proposito e per questa causa, sono perfetti.

Oggi si parla della possibilità, da parte sia di TikTok che di Instagram, di aprire al caricamento di video dalla durata di fino a dieci minuti. Chissà! Resta il fatto che breve ma intenso appare sempre una formula vincente!

 


Come riconoscere il/la cliente di merda

Questo è un articolo di sostegno per chiunque lavori nell'ambito della comunicazione e del digital marketing. Spesso le persone che vengono a chiederci un servizio, non hanno assolutamente chiaro che servizio stiamo proponendo loro, ma sono convinte di conoscere a fondo queste dinamiche.

Il/la cliente di merda sono le persone che nutrono l'assurda e irreale certezza di sapere cosa farai per loro. Ma loro sanno di non saperlo fare e, per questo si rivolgono a te. E spesso, dacché ti pagano, pensano di poter esercitare un totale controllo sul tuo tempo e sul tuo modus operandi.

Niente di più sbagliato!

In questo blog ti aiuteremo a capire come poter fronteggiare il/la cliente di merda, quali sono le tecniche e le buone maniere per intrecciare rapporti lavorativi duraturi e sereni. Perché il nostro obiettivo non è farci la guerra, ma cercare la strada meno dolorosa per avere il massimo dei risultati.

Il nostro è un paradigma win-to-win, dove chi partecipa vince, comunque vada. 

Riconoscere il proprio valore

Lo sappiamo, quando si comincia si prende chiunque. Agli inizi di una carriera, infatti, qualsiasi cliente ci sembra la Luna: può apportarci dei guadagni, può farci fare esperienza, può permetterci di pagarci il nuovo Mac che abbiamo adocchiato. E così, presi dagli entusiasmi tipici dei neofiti, si finisce per prendere chiunque, davvero.

Dopo poco tempo inizi a renderti conto che, probabilmente, quello/a che sembrava un tenero agnello, in realtà è una iena feroce, con tanto di artigli pronta a farti a brandelli. Ebbene, è proprio in questo momento che devi comprendere quale è il tuo reale valore. Hai studiato, hai fatto formazione, hai profuso tutto l'impegno possibile e immaginabile, hai passione e stoffa per fare ciò che fai, ma soprattutto hai scelto di farlo. Questo è davvero importante. Il tuo valore non si può barattare per pochi euro. Alza la testa e non abbatterti.

I tratti costanti per il/la cliente di merda

Vi elenchiamo qui dei tratti costanti che caratterizzano il/la cliente di merda, a prescindere dalla sua provenienza o dall'attività che gestisce:

  • è scortese con chi lavora al suo fianco. Ricorda, i dettagli fanno sempre la differenza e rivelano chi è realmente la persona che hai di fronte. Un grazie non detto, un consiglio non dato, una risposta poco felice sono particolari non trascurabili per te, che stai per lavorare con il/la cliente di merda.
  • non rispetta le scadenze, ma pretende da voi tempi strettissimi. Quando si tratta di pagare il/la cliente di merda tirano fuori mille scuse affinché questo non succeda. Ma se si tratta di voi, allora dovrete spaccare il minuto, essere super puntuali. Vi ricorda qualche vostra conoscenza?
  • paga puntuale, ma pretende l'anima in cambio. Il/la cliente di merda ti paga puntuale, a volte anche prima delle scadenze. Tu sei felice, come è giusto che sia, in un mondo equilibrato. Ma il/la cliente di merda pensano di stare a farti un favore e quindi si sentono in diritto di chiederti l'anima in cambio. Ebbene, non farti trarre in inganno. Sappiamo che i soldi ti servono in questo periodo e sono totalmente funzionali alla tua crescita. Ma non farti prendere dal nessun dubbio! Pagare è un dovere, esattamente al pari del lavoro che tu stai svolgendo. Pagarti non è un favore che ti stanno facendo; ricevere un pagamento è un tuo diritto, come un loro diritto è ricevere un servizio. Fino a quando vige questo equilibrio non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma soprattutto non c'è nulla che non va. Continua per la tua strada, con correttezza e coerenza.
  • sottovaluta il valore della tua creatività. Sei una persona creativa, hai scelto di fare un lavoro creativo. Questo non vale meno di un lavoro analitico. Non ci sono parametri esatti per valutare un lavoro creativo, ma ce n'è uno invalicabile: il rispetto per chi lo sta svolgendo.
  • è saccente. Forse questo è il più grande limite del/la cliente di merda. Pensa di conoscere tutto sul tuo lavoro, proprio lui/lei che, in realtà, ne fanno un altro completamente diverso. Questo accade perché la sovrainformazione del web ha causato non pochi problemi. Abbiamo cominciato a conoscere di tutto un po' e questo ci ha fatto credere, erroneamente, di conoscere tutto. E in realtà non si conosce nulla davvero, fino in fondo.

Come rispondere al/la cliente di merda

Dovrete in tutti i modi far si da evitare il/la cliente di merda. Non si tratta di cattiva volontà, ma se vorrete svolgere serenamente il vostro lavoro, dovrete fare in modo da creare attorno a voi un ambiente che sia degno di gioia.

Se, invece, vi troverete nella condizione di dover necessariamente collaborare con gente del genere, usate sempre gentilezza e imponete la vostra professionalità: è l'unica arma che potrete usare davvero a vostro favore.

 


Cosa fare con gli hashtag

Gli hashtag, questi sconosciuti. Ebbene sì, perché a differenza di ciò che si pensa, nel magico mondo dei social media manager si fa sempre una grande confusione sull'uso degli hashtag.

Partiamo dal principio: che cosa è un hashtag? L'hashtag è un tag che ha la funzione di aggregatore tematico. Ciò significa che gli hashtag hanno la funzione di contenitori tematici per i milioni di post che ogni giorno vengono pubblicati sui social media. Gli Hashtag furono introdotti in quello che ormai appare come un lontanissimo 2007. Essi servivano a dividere i contenuti in base agli argomenti trattati, rendendone anche più facile il reperimento e a distinguere i cosiddetti trend topic.

I trend topic sono argomenti caldi su cui si discute in un particolare momento e che riescono a fornire un feedback valido sulle tendenze del web in tempo reale.

Hashtag e Instagram

Nati su Twitter, gli hashtag hanno avuto però il loro grande successo dal 2015 grazie ad Instagram. Questo è avvenuto perché si è compreso subito il valore degli hashtag non solo nell'accorpare contenuti simili e che quindi mettevano facilmente in contatto persone con gli stessi interessi, ma anche nell'aumento del numero dei follower.

Usati nella maniera giusta, infatti, gli hashtag hanno il potere di aumentare i follower di una pagina perché giocano sul senso di appartenenza da parte di persone che condividono gli stessi interessi e le stesse problematiche.

Certo, da un paio di anni ad oggi, la tendenza ad usare molti hashtag è diminuita esponenzialmente. Ciò è avvenuto perché l'uso di hashtag troppo generici e diffusi causa una naturale dispersione dei contenuti di piccoli account, che si vedono superati da quelli molto più grandi in numero di follower.

Inoltre, dopo che Facebook (da poco META) ha acquisito Instagram, il potenziale di crescita in organico data dall'uso degli hashtag, è diminuito. Infatti un contenuto cresce solo in adv e farlo crescere in organico sfruttando uno spazio che è bene ricordare, non è nostro, è diventato molto più difficile. Quindi non montatevi troppo la testa: crescerete se imparerete a fare online adv o se vi affiderete ad una persona esperta per farlo.

Diversamente il vostro engagement rate sarà così basso che vi servirà solo per autocelebrarvi, e quindi non vi servirà a nulla.

Perché l'hashtag su Facebook non funziona

Da social media manager e copywriter devo ammettere che vedere hashtag su Facebook è davvero molto fastidioso.

Dal 2016 gli hashtag si sono diffusi anche su faccialibro, ma con scarsissimi risultati. Questo perché a Facebook non serve un aggregante di contenuti: il social di tutti i social non è nato per quello, ma piuttosto per dare contenuti estemporanei e pareri ancora più estemporanei. In più Facebook nasce per raccontare fatti e visioni personali e per condividerli con le persone che abbiamo scelto, non per diffondere contenuti. È per questo che l'hashtag su Facebook non ha appeal, anzi potrebbe sortire l'effetto contrario, disperdendo il nostro contenuto.

In quale ordine inserire gli hashtag

Fermo restando che utilizzeremo gli hashtag solo per i nostri post di Instagram, quindi, cerchiamo di capire anche in quale ordine inserirli in base alla loro tipologia:

  • brand hashtag: gli hashtag relativi al brand che stiamo curando, con il loro nome o claim;
  • hashtag di settore: si intendono quelli relativi al settore merceologico di riferimento del brand per cui stiamo lavorando; ù
  • hashtag generici e trend topic: che siano comunque coerenti con il contenuto che stiamo pubblicando e con la nostra linea editoriale.

Inseriscine massimo dieci, ponderando il numero in base alle tipologie sopra elencate, se non vuoi dare la percezione di essere poco "cool".

 

Dopo questo, mi raccomando! E buon #hashtag.

 

NB: questo articolo è stato scritto nel rispetto di una lingua inclusiva e con un approccio gender correct.

 


Regole di sopravvivenza per freelance

Tanto un post devi pubblicare. Se hai avuto la brillante idea, nella tua vita, di essere social media manager, chissà quante volte avrai sentito questa frase.

In questo articolo ti spiegheremo come sopravvivere al senso di frustrazione e turbamento che segue l'ascolto di una frase così, enunciata spesso dalle persone con cui, come freelancer, collaboriamo.

Si, perché se hai la fortuna di lavorare nel contesto di un'agenzia e se hai la fortuna di lavorare con persone corrette che poco a poco, giorno dopo giorno, diventano la tua famiglia, hai meno possibilità di correre questo rischio. Perché se un'azienda si comporta in maniera scorretta nei confronti di persone che, come te, lavorano nell'ambito del marketing e della comunicazione, e in agenzia vige un buon clima, si farà di tutto per fare fronte comune e cercare un dialogo alternativo con l'azienda.

Ma se sei freelance, combatti in totale solitudine nei confronti delle aziende con cui collabori e devi sapere quali regole applicare per destreggiarti e sopravvivere in questo marasma.

Sopravvivenza e vita da freelance

I freelance non hanno vita facile. E questa non è una frase campata in aria, è una certezza. Qualcuno diceva che l'unione fa la forza e mi sa che aveva ragione. Quando si è in gruppo ogni difficoltà viene superata con il supporto e l'attenzione di tutte le persone che lavorano insieme, che condividono battaglie, che hanno un obiettivo in comune. Quando, invece, ci ritroviamo in totale solitudine a fronteggiare momenti di sconforto, la possibilità di avere una rivincita si fa molto più dura.

Per questo ti dedichiamo questo articolo, perché nessun essere umano è una monade solitaria, anche se freelance.

Vediamo quindi come fronteggiare e reagire alle più diffuse occasioni di critica che ci possono provenire dall'esterno. Fermo restando che questi consigli non devono aumentare la nostra arroganza: infatti ammettere i propri errori e fare di tutto per superarli è prova di grande intelligenza. La frustrazione e l'umiliazione derivano piuttosto da frasi dette senza coscienza di causa, senza provare a capire che il nostro mestiere è complesso, richiede tempo e che non è nostra tutta la responsabilità di alcune scelte aziendali visibilmente fallimentari.

Regole di sopravvivenza per freelance

Vi mostriamo qui 5 occasioni di disagio che sicuramente vi saranno capitate e 5 modi per affrontarle con eleganza, grazia e positività:

  1. Tanto un post devi pubblicare: no. Questa è una frase molto frequente. Per scrivere un post, soprattutto per scrivere un post che abbia un senso in una strategia di digital marketing serve una grande concentrazione e tanto metodo e studio, oltre che tanta tanta pratica.
  2. Una grafica la posso fare anche io. Non è assolutamente vero. Anche qui serve preparazione, specie se non vogliamo incorrere in grafiche off topic o in stile anni Ottanta.
  3. Ho provato a chiamarti ieri sera, perché non hai risposto? Datevi degli orari. Sconnettersi dai dispositivi, dalle mail, dalle chiamate alle 9 di sera è un diritto. Altrimenti diventerete il vostro lavoro, perdendo di vista le altre cose belle e ugualmente importanti della vita.
  4. Non posso pagarti, è un momento difficile. Forse questa è una delle frasi più agghiaccianti. Se si entra in un negozio per comprare un paio di scarpe si presuppone che si abbiano i soldi per comprarle. Quindi se un'azienda vi richiede dei servizi mettete subito in chiaro che ogni servizio ha un suo costo e che ogni servizio va regolarmente pagato.
  5. La tua attività non ha apportato nessun beneficio all'azienda. Per questo è importante creare dei report e spiegare che per ogni risultato serve del tempo consono. Mostrate i report con i dati e se sono davvero insoddisfacenti, può capitare. Il marketing e la comunicazione vivono di approssimazioni successive. C'è sempre la possibilità di regolare il tiro, perché non tutti gli aspetti di una strategia sono precisamente definibili in partenza. Cercate un dialogo su queste basi e assicuratevi di avere sempre una risposta propositiva e proattiva.

Infine imparate dagli errori. Nessun essere umano nasce già con l'esperienza per la vita. Perseguite l'umiltà senza mai perdere la vostra dignità. Studiate per avere basi forti e sappiate che si può sempre migliorare e imparare.

Per concludere ricordate la frase di Bill Gates e quando siete particolarmente giù di tono, ripetetevela come un mantra:

Se riesco a fare un lavoro in 30 minuti è perché ho speso 10 anni per imparare come farlo in quel tempo. Tu devi pagarmi per quei 10 anni, non per i 30 minuti. 

E in bocca al lupo!

 

NB: questo articolo è stato scritto nel rispetto di un linguaggio gender correct.


Perché Facebook aiuta un/a social media manager

Facebook è l'origine di tutto: insomma, se non esistesse il social dei social, il nostro lavoro come social media manager non sarebbe neanche un lontano e utopico presagio.

Facebook che ha creato i suoi tool per la programmazione dei post, ovvero Creator Studio e Business Suite. Questi tool sono utili soprattutto a chi gestisce profili social Facebook e Instagram. Il loro primo valore aggiunto? L'essere completamente gratuiti, a differenza di altri e pur validi tool come Hootsuite, Later, Buffer o Sprout Social. I tool appena nominati, infatti, prevedono tutti piani a pagamento. Certo, è possibile anche registrarsi in maniera completamente gratuita, ma per accedere a servizi più utili e specialisti, i piani prevedono tutti una registrazione a pagamento.

Per questo, personalmente, mi sento di consigliare subito di partire proprio da Facebook e iniziare ad esplorare questo mondo.

Creator Studio e Business Suite: programmazione e dati utili

Creator Studio e Business Suite sono i due tool totalmente gratuiti di Facebook a cui qualunque social media manager non può rinunciare.

Essi forniscono la possibilità di programmare i post, di visionare la loro calendarizzazione, ma soprattutto ci forniscono dati utili per comprendere le performance delle nostre pagine social.

Ad esempio, nella versione più aggiornata di Creator Studio, sulla sinistra, tu social media manager neofita o esperto, troverai quella meravigliosa voce detta Insight, che ti sintetizzerà i due dati più importanti per capire l'andamento del tuo profilo: persone raggiuntenumero di interazioni. Questi dati sono rilevanti perché ci consentono di calcolare l'engagement rate, ovvero, il tasso di coinvolgimento degli utenti sulla nostra pagina.

Inoltre, Creator Studio, ci dà la possibilità di definire il periodo temporale per il calcolo dei dati: in questo modo potremo valutare l'andamento del nostro lavoro nel tempo. Se incrociamo questi dati con i contenuti pubblicati, potremo sistemare il nostro lavoro e ridefinirlo in base alle necessità dei nostri clienti, ai trend del mercato e agli obiettivi che ci siamo dati.

Inoltre in Creator Studio sarà possibile operare all'esportazione dei dati. Possiamo, quindi, personalizzare i dati secondo le nostre preferenze con il file automaticamente generato nella voce Esporta dati, in alto a destra.

Anche su Business Suite potremo controllare la voce Insight, ma solo per quanto riguarda i dati che corrispondono alla copertura. La copertura indica quante persone sono state raggiunte in organico o a pagamento attraverso le campagne pubblicitarie.

Business Suite ti sarà più utile per rispondere direttamente ai messaggi che arrivano sui profili Facebook e Instagram e per procedere alla pianificazione di campagne pubblicitarie, aspetti che Creator Studio non contempla.

Facebook for Business: guida per social media manager

Il più grande limite per chi vuole essere un social media manager è intuire quale sia il percorso di formazione migliore. Ad oggi, infatti, non esiste un percorso di formazione univoco per diventare social media manager e questo, spesso, porta molta confusione.

Ma Facebook ha pensato anche a questo: Facebook for Business (https://www.facebook.com/business) è il meraviglioso vademecum per social media manager. È una sorta di libro delle risposte, dove potrai chiarire tutti i dubbi che riguardano il tuo lavoro e farlo nel modo più chiaro e semplice possibile. Inoltre Facebook for Business rappresenta una fonte univoca di informazioni legate al social network, che ti guida sia nei dubbi amletici sui contenuti, che sulla natura e la performatività delle campagne pubblicitarie. Insomma, una volta scoperto non potrai più farne a meno!