Elementi di Word Design: copy brand awareness e copy vendita

Sai che differenza strutturale c'è tra un copy scritto per una strategia di brand awareness e un copy scritto per una strategia di vendita? Si, c'è differenza e molta.

Innanzitutto dobbiamo dire che una strategia di brand awareness e una strategia di vendita possono avere decine di sfaccettature: sicuramente parlare al singolare di questi temi non è proprio conveniente, per comprendere appieno la complessità dell'argomento. Infatti, ci sono strategie differenti in base al settore merceologico di riferimento del brand che ci interessa. Per quanto riguarda, invece, le strategie di vendita, bisogna considerare fattori come la vendita online o la vendita al dettaglio in un negozio fisico. E anche rispetto a queste piccole differenziazioni, resta la difficoltà di avere uno sguardo di insieme.  Ciò nonostante si rende necessario sintetizzare in questo momento, per esigenze pratiche.

L'obiettivo di questo articolo è, pertanto, cercare di fornirvi gli strumenti di base per capire che un copy di design non è innanzitutto un copy qualsiasi e che in base alle strategie da adottare, la sua natura cambia molto.

Word Design nella brand awareness

Cosa differenzia intimamente questi copy e li rende elementi di word design?

Innanzitutto l'obiettivo preposto in partenza.

Poniamo il caso dovremo scrivere un copy per una strategia di brand awareness e il brand in questione è un brand con zero storia, un brand nuovo e ancora non conosciuto.

Gli elementi che dovremo necessariamente mettere in risalto sono tre:

  • come il brand cambierà in meglio la quotidianità delle persone che andranno a consumare i suoi prodotti e servizi;
  • quale obiettivo il brand si prefigge di raggiungere con i suoi valori
  • brevissimo resoconto di brand identity

Inoltre dovremo scrivere il nostro copy in maniera che sia adatto a tutti i posizionamenti di comunicazione online e offline. Pertanto, per la comunicazione online dovremo considerare i canali social su cui il brand viene comunicato e i posizionamenti nel circuito pubblicitario di Google ads e Facebook ads. Per la comunicazione offline dovremo comprendere nel nostro lavoro la scrittura di un claim che possa essere incisivo e possa, in due o massimo tre parole, sintetizzare tutti i tre elementi elencanti prima.

Per questo il linguaggio dovrà essere semplice, chiaro e diretto. Non provate a persuadere le persone, piuttosto trasmettete loro un senso di fiducia e proattività. Il vostro brand cambierà la loro vita in meglio ed è questo che dovrete sempre ricordare loro.

Word Design nella vendita

Nella strategia di vendita (ricordando sempre quanto differenti possano essere le diverse tipologie in cui essa si può declinare) un copy che possa essere considerato di word design, deve considerare tre elementi imprescindibili alla sua realizzazione:

  • quali sono i vantaggi reali e tangibili del prodotto che stiamo offrendo
  • di che prodotto stiamo parlando
  • cta (call to action), affinché il nostro target possa compiere un'azione che sia l'acquisto diretto o la prenotazione

Il linguaggio e la sintassi del copy, a differenza di quelli di brand awareness, questa volta potranno essere più persuasivi, perché il loro obiettivo finale è quello di portare il nostro pubblico a diventare un pubblico consumatore.

Come farà il nostro copy ad essere adatto a tutti i posizionamenti della comunicazione online? Per rispondere a questa domanda, dovrete sempre tener conto che l'header del copy rappresenta la parte più importante. Se, infatti, riuscite a catturare l'attenzione di chi legge già nell'header, la lettura del body e del footer saranno agevoli, naturali. E per questo chi ci legge compirà l'azione che avremo segnalato e consigliato alla fine del copy.

Non lasciatevi ingannare: il word design è una cosa seria

Se vi dicono che per scrivere un copy ci vogliono cinque minuti, voi fatevi una risata e scappate a gambe levate.

Il potere delle parole è immenso. Fateci caso: noi costruiamo il nostro mondo per mezzo delle parole e delle immagini che usiamo e che ci vengono proposte. Se leggiamo falsità, ce ne accorgiamo. Se vediamo immagini che non rispecchiano la realtà, ce ne accorgiamo.

Oggi, per i brand, è importante adottare una comunicazione che ispiri familiarità e buon senso. C'è una stanchezza diffusa e le persone non ce la fanno più a sentir parlare di quanto i brand siano fenomenali nel migliorare le vite altrui. Sicuramente ogni prodotto, ogni visione, porta con sé un bagaglio di valori e un buon margine di novità. Per questo è importante individuare dei metodi che possano far fluire la persona da una parte all'altra, creandole attorno un atmosfera non solo famigliare, ma anche fluida, naturale, calda e partecipativa.

 

 

 

 


Come riconoscere il/la cliente di merda

Questo è un articolo di sostegno per chiunque lavori nell'ambito della comunicazione e del digital marketing. Spesso le persone che vengono a chiederci un servizio, non hanno assolutamente chiaro che servizio stiamo proponendo loro, ma sono convinte di conoscere a fondo queste dinamiche.

Il/la cliente di merda sono le persone che nutrono l'assurda e irreale certezza di sapere cosa farai per loro. Ma loro sanno di non saperlo fare e, per questo si rivolgono a te. E spesso, dacché ti pagano, pensano di poter esercitare un totale controllo sul tuo tempo e sul tuo modus operandi.

Niente di più sbagliato!

In questo blog ti aiuteremo a capire come poter fronteggiare il/la cliente di merda, quali sono le tecniche e le buone maniere per intrecciare rapporti lavorativi duraturi e sereni. Perché il nostro obiettivo non è farci la guerra, ma cercare la strada meno dolorosa per avere il massimo dei risultati.

Il nostro è un paradigma win-to-win, dove chi partecipa vince, comunque vada. 

Riconoscere il proprio valore

Lo sappiamo, quando si comincia si prende chiunque. Agli inizi di una carriera, infatti, qualsiasi cliente ci sembra la Luna: può apportarci dei guadagni, può farci fare esperienza, può permetterci di pagarci il nuovo Mac che abbiamo adocchiato. E così, presi dagli entusiasmi tipici dei neofiti, si finisce per prendere chiunque, davvero.

Dopo poco tempo inizi a renderti conto che, probabilmente, quello/a che sembrava un tenero agnello, in realtà è una iena feroce, con tanto di artigli pronta a farti a brandelli. Ebbene, è proprio in questo momento che devi comprendere quale è il tuo reale valore. Hai studiato, hai fatto formazione, hai profuso tutto l'impegno possibile e immaginabile, hai passione e stoffa per fare ciò che fai, ma soprattutto hai scelto di farlo. Questo è davvero importante. Il tuo valore non si può barattare per pochi euro. Alza la testa e non abbatterti.

I tratti costanti per il/la cliente di merda

Vi elenchiamo qui dei tratti costanti che caratterizzano il/la cliente di merda, a prescindere dalla sua provenienza o dall'attività che gestisce:

  • è scortese con chi lavora al suo fianco. Ricorda, i dettagli fanno sempre la differenza e rivelano chi è realmente la persona che hai di fronte. Un grazie non detto, un consiglio non dato, una risposta poco felice sono particolari non trascurabili per te, che stai per lavorare con il/la cliente di merda.
  • non rispetta le scadenze, ma pretende da voi tempi strettissimi. Quando si tratta di pagare il/la cliente di merda tirano fuori mille scuse affinché questo non succeda. Ma se si tratta di voi, allora dovrete spaccare il minuto, essere super puntuali. Vi ricorda qualche vostra conoscenza?
  • paga puntuale, ma pretende l'anima in cambio. Il/la cliente di merda ti paga puntuale, a volte anche prima delle scadenze. Tu sei felice, come è giusto che sia, in un mondo equilibrato. Ma il/la cliente di merda pensano di stare a farti un favore e quindi si sentono in diritto di chiederti l'anima in cambio. Ebbene, non farti trarre in inganno. Sappiamo che i soldi ti servono in questo periodo e sono totalmente funzionali alla tua crescita. Ma non farti prendere dal nessun dubbio! Pagare è un dovere, esattamente al pari del lavoro che tu stai svolgendo. Pagarti non è un favore che ti stanno facendo; ricevere un pagamento è un tuo diritto, come un loro diritto è ricevere un servizio. Fino a quando vige questo equilibrio non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma soprattutto non c'è nulla che non va. Continua per la tua strada, con correttezza e coerenza.
  • sottovaluta il valore della tua creatività. Sei una persona creativa, hai scelto di fare un lavoro creativo. Questo non vale meno di un lavoro analitico. Non ci sono parametri esatti per valutare un lavoro creativo, ma ce n'è uno invalicabile: il rispetto per chi lo sta svolgendo.
  • è saccente. Forse questo è il più grande limite del/la cliente di merda. Pensa di conoscere tutto sul tuo lavoro, proprio lui/lei che, in realtà, ne fanno un altro completamente diverso. Questo accade perché la sovrainformazione del web ha causato non pochi problemi. Abbiamo cominciato a conoscere di tutto un po' e questo ci ha fatto credere, erroneamente, di conoscere tutto. E in realtà non si conosce nulla davvero, fino in fondo.

Come rispondere al/la cliente di merda

Dovrete in tutti i modi far si da evitare il/la cliente di merda. Non si tratta di cattiva volontà, ma se vorrete svolgere serenamente il vostro lavoro, dovrete fare in modo da creare attorno a voi un ambiente che sia degno di gioia.

Se, invece, vi troverete nella condizione di dover necessariamente collaborare con gente del genere, usate sempre gentilezza e imponete la vostra professionalità: è l'unica arma che potrete usare davvero a vostro favore.

 


Regole di sopravvivenza per freelance

Tanto un post devi pubblicare. Se hai avuto la brillante idea, nella tua vita, di essere social media manager, chissà quante volte avrai sentito questa frase.

In questo articolo ti spiegheremo come sopravvivere al senso di frustrazione e turbamento che segue l'ascolto di una frase così, enunciata spesso dalle persone con cui, come freelancer, collaboriamo.

Si, perché se hai la fortuna di lavorare nel contesto di un'agenzia e se hai la fortuna di lavorare con persone corrette che poco a poco, giorno dopo giorno, diventano la tua famiglia, hai meno possibilità di correre questo rischio. Perché se un'azienda si comporta in maniera scorretta nei confronti di persone che, come te, lavorano nell'ambito del marketing e della comunicazione, e in agenzia vige un buon clima, si farà di tutto per fare fronte comune e cercare un dialogo alternativo con l'azienda.

Ma se sei freelance, combatti in totale solitudine nei confronti delle aziende con cui collabori e devi sapere quali regole applicare per destreggiarti e sopravvivere in questo marasma.

Sopravvivenza e vita da freelance

I freelance non hanno vita facile. E questa non è una frase campata in aria, è una certezza. Qualcuno diceva che l'unione fa la forza e mi sa che aveva ragione. Quando si è in gruppo ogni difficoltà viene superata con il supporto e l'attenzione di tutte le persone che lavorano insieme, che condividono battaglie, che hanno un obiettivo in comune. Quando, invece, ci ritroviamo in totale solitudine a fronteggiare momenti di sconforto, la possibilità di avere una rivincita si fa molto più dura.

Per questo ti dedichiamo questo articolo, perché nessun essere umano è una monade solitaria, anche se freelance.

Vediamo quindi come fronteggiare e reagire alle più diffuse occasioni di critica che ci possono provenire dall'esterno. Fermo restando che questi consigli non devono aumentare la nostra arroganza: infatti ammettere i propri errori e fare di tutto per superarli è prova di grande intelligenza. La frustrazione e l'umiliazione derivano piuttosto da frasi dette senza coscienza di causa, senza provare a capire che il nostro mestiere è complesso, richiede tempo e che non è nostra tutta la responsabilità di alcune scelte aziendali visibilmente fallimentari.

Regole di sopravvivenza per freelance

Vi mostriamo qui 5 occasioni di disagio che sicuramente vi saranno capitate e 5 modi per affrontarle con eleganza, grazia e positività:

  1. Tanto un post devi pubblicare: no. Questa è una frase molto frequente. Per scrivere un post, soprattutto per scrivere un post che abbia un senso in una strategia di digital marketing serve una grande concentrazione e tanto metodo e studio, oltre che tanta tanta pratica.
  2. Una grafica la posso fare anche io. Non è assolutamente vero. Anche qui serve preparazione, specie se non vogliamo incorrere in grafiche off topic o in stile anni Ottanta.
  3. Ho provato a chiamarti ieri sera, perché non hai risposto? Datevi degli orari. Sconnettersi dai dispositivi, dalle mail, dalle chiamate alle 9 di sera è un diritto. Altrimenti diventerete il vostro lavoro, perdendo di vista le altre cose belle e ugualmente importanti della vita.
  4. Non posso pagarti, è un momento difficile. Forse questa è una delle frasi più agghiaccianti. Se si entra in un negozio per comprare un paio di scarpe si presuppone che si abbiano i soldi per comprarle. Quindi se un'azienda vi richiede dei servizi mettete subito in chiaro che ogni servizio ha un suo costo e che ogni servizio va regolarmente pagato.
  5. La tua attività non ha apportato nessun beneficio all'azienda. Per questo è importante creare dei report e spiegare che per ogni risultato serve del tempo consono. Mostrate i report con i dati e se sono davvero insoddisfacenti, può capitare. Il marketing e la comunicazione vivono di approssimazioni successive. C'è sempre la possibilità di regolare il tiro, perché non tutti gli aspetti di una strategia sono precisamente definibili in partenza. Cercate un dialogo su queste basi e assicuratevi di avere sempre una risposta propositiva e proattiva.

Infine imparate dagli errori. Nessun essere umano nasce già con l'esperienza per la vita. Perseguite l'umiltà senza mai perdere la vostra dignità. Studiate per avere basi forti e sappiate che si può sempre migliorare e imparare.

Per concludere ricordate la frase di Bill Gates e quando siete particolarmente giù di tono, ripetetevela come un mantra:

Se riesco a fare un lavoro in 30 minuti è perché ho speso 10 anni per imparare come farlo in quel tempo. Tu devi pagarmi per quei 10 anni, non per i 30 minuti. 

E in bocca al lupo!

 

NB: questo articolo è stato scritto nel rispetto di un linguaggio gender correct.


Perché Facebook aiuta un/a social media manager

Facebook è l'origine di tutto: insomma, se non esistesse il social dei social, il nostro lavoro come social media manager non sarebbe neanche un lontano e utopico presagio.

Facebook che ha creato i suoi tool per la programmazione dei post, ovvero Creator Studio e Business Suite. Questi tool sono utili soprattutto a chi gestisce profili social Facebook e Instagram. Il loro primo valore aggiunto? L'essere completamente gratuiti, a differenza di altri e pur validi tool come Hootsuite, Later, Buffer o Sprout Social. I tool appena nominati, infatti, prevedono tutti piani a pagamento. Certo, è possibile anche registrarsi in maniera completamente gratuita, ma per accedere a servizi più utili e specialisti, i piani prevedono tutti una registrazione a pagamento.

Per questo, personalmente, mi sento di consigliare subito di partire proprio da Facebook e iniziare ad esplorare questo mondo.

Creator Studio e Business Suite: programmazione e dati utili

Creator Studio e Business Suite sono i due tool totalmente gratuiti di Facebook a cui qualunque social media manager non può rinunciare.

Essi forniscono la possibilità di programmare i post, di visionare la loro calendarizzazione, ma soprattutto ci forniscono dati utili per comprendere le performance delle nostre pagine social.

Ad esempio, nella versione più aggiornata di Creator Studio, sulla sinistra, tu social media manager neofita o esperto, troverai quella meravigliosa voce detta Insight, che ti sintetizzerà i due dati più importanti per capire l'andamento del tuo profilo: persone raggiuntenumero di interazioni. Questi dati sono rilevanti perché ci consentono di calcolare l'engagement rate, ovvero, il tasso di coinvolgimento degli utenti sulla nostra pagina.

Inoltre, Creator Studio, ci dà la possibilità di definire il periodo temporale per il calcolo dei dati: in questo modo potremo valutare l'andamento del nostro lavoro nel tempo. Se incrociamo questi dati con i contenuti pubblicati, potremo sistemare il nostro lavoro e ridefinirlo in base alle necessità dei nostri clienti, ai trend del mercato e agli obiettivi che ci siamo dati.

Inoltre in Creator Studio sarà possibile operare all'esportazione dei dati. Possiamo, quindi, personalizzare i dati secondo le nostre preferenze con il file automaticamente generato nella voce Esporta dati, in alto a destra.

Anche su Business Suite potremo controllare la voce Insight, ma solo per quanto riguarda i dati che corrispondono alla copertura. La copertura indica quante persone sono state raggiunte in organico o a pagamento attraverso le campagne pubblicitarie.

Business Suite ti sarà più utile per rispondere direttamente ai messaggi che arrivano sui profili Facebook e Instagram e per procedere alla pianificazione di campagne pubblicitarie, aspetti che Creator Studio non contempla.

Facebook for Business: guida per social media manager

Il più grande limite per chi vuole essere un social media manager è intuire quale sia il percorso di formazione migliore. Ad oggi, infatti, non esiste un percorso di formazione univoco per diventare social media manager e questo, spesso, porta molta confusione.

Ma Facebook ha pensato anche a questo: Facebook for Business (https://www.facebook.com/business) è il meraviglioso vademecum per social media manager. È una sorta di libro delle risposte, dove potrai chiarire tutti i dubbi che riguardano il tuo lavoro e farlo nel modo più chiaro e semplice possibile. Inoltre Facebook for Business rappresenta una fonte univoca di informazioni legate al social network, che ti guida sia nei dubbi amletici sui contenuti, che sulla natura e la performatività delle campagne pubblicitarie. Insomma, una volta scoperto non potrai più farne a meno!


La grammatica non è un'opinione, neanche sui social

Spesso social media manager, content writer, blogger, non possiedono una formazione adeguata al mestiere che hanno scelto, alle professionalità a cui hanno deciso di votare la propria vita professionale. E la differenza, ve lo possiamo garantire, non lo fa un titolo di laurea o le decine di titoli o di corsi di formazione che si possono fare, ma la propensione naturale ad approfondire, a fare ricerca, a fare la differenza con la propria personalità. Ciò nonostante ci sono delle regole che non possono essere ignorate, a prescindere dalla formazione o dalla propria personalità; tra queste regole della lingua, sicuramente c'è la grammatica.

La grammatica non è un'opinione, anche se fastidiosa

Una delle materie scolastiche più detestate e odiate, oltre la temuta matematica, è la grammatica. Ma per quanto sia detestabile, la grammatica resta la base imprescindibile per scrivere bene e per comunicare anche bene. Un testo, un copy, un articolo ben scritto e che possa arrivare all'obiettivo che ci siamo prefissati, non può prescindere dal rispetto di semplici regole che rendono la nostra lingua italiana un patrimonio prezioso.

Alcune persone considerano la grammatica un insieme di regole inutili, perché tanto possiamo essere comprensibili lo stesso. Niente di più falso. Immaginate per un momento quando sentite parlare una persona straniera: sbaglierà sicuramente qualche costrutto o qualche regola di formazione del plurale o di uso delle voci verbali. La prima reazione è il riso e, per le personalità più intransigenti, anche lo scherno.

Ma tra tutte le persone che parlano e scrivono l'italiano come lingua madre, quante possono dire di conoscerlo davvero? 

Gli errori grammaticali più comuni nella scrittura digitale

Vediamo insieme, quindi, quali sono gli errori più comuni nella scrittura digitale di copy, blog e articoli.

La consecutio temporum: i tempi verbali (oltre che l'uso corretto dei loro modi) rappresentano una delle spine più difficili. Ci sono tre tipi di legami che collegano le nostre azioni: contemporaneità, posteriorità anteriorità. A questi legami corrispondono gli usi di presente, futuro e passato. Quindi, tra proposizione principale e proposizione subordinata, in base al legame, dovrai scegliere il tempo più adeguato, in base ovviamente al modo.

La punteggiatura non è casuale:

  • i tre puntini di sospensione, tanto ingiustamente abusati, vanno posti solo se una frase (di solito in un dialogo) indica un concetto sospeso;
  • la virgola solo dopo il ma, in un elenco di elementi o per incidere una frase (che sarà comunque subordinata);
  • il punto e virgola, meravigliosa creatura mitologica, si usa quando il concetto della frase non si è concluso, ma si dispiega successivamente e in maniera leggermente diversa rispetto alla frase principale;
  • i punti esclamativi indicano un urlo e sappiamo quanto urlare non sia mai consigliato in un contesto di comunicazione.

Il verbo essere vuole l'accento grave, non l'apostrofo, perché l'apostrofo non sostituisce l'accento. Imparate a farlo da scorciatoia di tastiera, quando dovete scriverlo maiuscolo. Basta cliccare alt212 e il gioco è fatto.

L'articolo indeterminativo un vuole l'apostrofo se davanti ad un nome femminile.

L'avverbio piuttosto non sostituisce la congiunzione eccettuativa "o", ma serve a rimarcare una preferenza.

L'uso della lettera maiuscola solo per i nomi propri e non per intere frasi, che vi faranno sembrare delle scimmie urlatrici.

Ogni tanto andate a capo: paragrafare è fondamentale nella scrittura digitale, perché aiuta chi ci legge a memorizzare e fissare tutti i concetti che vogliamo comunicare e anche la loro priorità nell'equilibrio totale di tutto il contenuto.

Gli hashtag non sono parole; essi hanno una funzione ben specifica nelle dinamiche della scrittura strategica digitale. Non ne abusate, ma soprattutto non sostituite le parole con gli hashtag dove non servono, perché renderanno la lettura più macchinosa.

La grammatica migliora la comunicazione

Un testo scritto bene è un testo leggibile e un testo leggibile è un testo che riesce a comunicare ciò che vogliamo e ciò che serve al nostro target.

Scegliamo il potenziale di differenza, scegliamo la bellezza che è anche sinonimo di qualità e funzionalità. Il resto verrà da sé.

 

NB: questo blog è stato scritto nel rispetto delle diversità, con una lingua volutamente inclusiva.